domenica 4 marzo 2012

CEInsura

4 marzo 43 nacque così: parla Paola Pallottino, l'autrice del testo
Intervista esclusiva: i retroscena del sodalizio con Dalla, che produsse altre canzoni famose.
Janna Carioli
Paola Pallottino, autrice del testo della canzone “4 marzo 1943”, la più famosa - forse - tra le tante canzoni di Dalla, si affaccia alla porta del suo studio in via Capo di Lucca a Bologna, con l’ennesima sigaretta autoprodotta in mano.
Mi introduce attraverso un labirinto di librerie alte fino al soffitto e sposta una pila di riviste da una sedia. Qui mi siedo per intervistarla.
Paola è la più importante esperta italiana di storia dell’illustrazione e tutto attorno a noi parla di questo mestiere.
Ma oggi sono venuta per farmi raccontare com’è nata la canzone scritta da lei e musicata da Lucio Dalla (insieme in una rara foto d'epoca).



“Parliamo di Gesubambino, vero?”- chiede.
“Mi raccomando, va scritto tutto attaccato. Cosa vuoi sapere?”.


Come ti è venuto in mente di contattare Lucio Dalla per proporgli testi di canzoni.
Ero appena tornata da due anni di permanenza in Tunisia. Lì avevo scoperto i cantautori francesi e sempre lì, avevo ascoltato per la prima volta “Carlo Martello”, cantata da De André. Poi, mi erano capitati fra le mani anche i Dischi del sole e ho pensato che forse anche in Italia si poteva cominciare a scrivere qualcosa di diverso da Papaveri e Papere! E così buttai giù qualche testo. Quando poi mi trasferii a Bologna, degli amici comuni mi dissero di contattare Dalla per proporgli qualcosa. Gli telefonai e lui, senza tante cerimonie, accettò di incontrarmi.

Ma l’idea di 4 marzo 1943 com’è nata?
Chiacchierando confrontavamo le esperienze opposte della nostra infanzia: lui con un padre assente, perché era morto quando aveva 7 anni e io con un padre presentissimo, amato, ma anche molto ingombrante (ndr: il padre di Paola, Massimo Pallottino, era un famosissimo etruscologo).
La canzone doveva parlare di padri… in realtà finì col parlare della madre! Il titolo “Gesubambino” che avevo scelto, fu cassato e fu scelto il più neutro “4 marzo 1943”, data di nascita di Lucio.

Dalla nelle sue interviste racconta che l’avete fatta alle Tremiti.
Beh, questa è una delle leggende metropolitane che raccontava Lucio - ride- in realtà la canzone è nata molto più comodamente a Bologna.
È vero, invece, che lui ha composto la musica praticamente di getto, con quella geniale introduzione di violino popolare.
Oltretutto non era facile perché, al contrario di quanto succede normalmente con una canzone: prima viene la musica poi le parole, io sono stata viziata da Lucio, che componeva la musica sui testi miei.
Fra l’altro io scrivevo in metrica, dunque la melodia doveva proprio essere “giusta”!
Ma Lucio, oltre che geniale, è sempre stato correttissimo: non ha mai cambiato nemmeno una virgola.
C’è anche da dire che le canzoni gliele scrivevo “su misura”: anche certi giochi di parole sui quali sapevo che avrebbe potuto sbizzarrirsi con i suoi svisi vocali. A Sanremo è stato un successo… Sì, anche se vorrei ricordare che non siamo arrivati primi (vinse “Il cuore è uno zingaro”, cantata da Nada).
Arrivammo solo terzi, ma sì, è vero, 4 marzo 1943 fu la vera rivelazione del festival.
Io per il testo fui addirittura premiata, con un sacchetto di monete d’oro, da una giuria presieduta da Mario Soldati! Peccato che durante il ritorno da Sanremo, sull’utilitaria guidata da Cremonini, ci fermammo a un autogrill a prendere un caffè… e lì ci dimenticammo la targa del “terzo classificato” a Sanremo!


E dopo Sanremo?
La carriera di Lucio decollò. Io memore del fatto che tanti cantanti fanno il botto con il festival e dopo c’è il deserto, gli avevo preparato anche una canzone apposta, per il “dopo Sanremo”.
Era “Il Gigante e la bambina”. Era scritta proprio su misura per lui… ma Lucio, tignoso, la “regalò a Rosalino (Ron) che la incise per primo.
In seguito la registrò anche lui, ma devo dire che un po’ mi dispiacque che non la cantasse per primo Dalla.

Quali altre canzoni hai scritto per Dalla?
Diverse: Orfeo bianco, Il bambino di fuoco, Convento di pianura, Un uomo come me, Anna bellanna…


In via D’Azeglio, davanti alla porta di Lucio ci sono già un sacco di fiori e biglietti. A Bologna lo rimpiangono in tanti…
È vero! È una specie di catarsi! Tutti ricordano un pezzo di lui, chi racconta, chi piange, chi scrive…
Lui si sarebbe divertito nel vedere tutto questo movimento, povero Lucetto!
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=pGv2JbIpy24

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